Trentadue anni dopo, Firenze rivive lo stesso incubo. La Fiorentina del centenario sta percorrendo un sentiero pericolosamente simile a quello che nel 1993 portò i viola in Serie B, nonostante una rosa con Batistuta, Effenberg e Brian Laudrup. La sconfitta per 2-0 a Bergamo contro l’Atalanta ha fatto riaffiorare ricordi dolorosi che i tifosi gigliati speravano di aver sepolto per sempre.
Quando la storia si ripete: 1993 vs 2025
Le analogie tra le due stagioni sono talmente evidenti da risultare inquietanti. Nel campionato 1992-1993, la Fiorentina viaggiava in zona Europa fino a dicembre, salvo poi sprofondare fino alla retrocessione. Oggi la situazione è persino peggiore: i viola sono ultimi in classifica fin dalle prime giornate, con soli 6 punti in 13 partite e ancora nessuna vittoria all’attivo.
Due rose stellari, stesso destino amaro
Allora c’erano campioni del calibro di Gabriel Omar Batistuta, Francesco Baiano, il danese Brian Laudrup fresco campione d’Europa e il tedesco Stefan Effenberg. Una squadra costruita per vincere, finita incredibilmente in cadetteria.
Oggi la rosa comprende nomi importanti come Moise Kean, Albert Gudmundsson, David De Gea e Edin Dzeko. Un organico costato oltre 90 milioni di euro in estate, che sulla carta avrebbe dovuto lottare per l’Europa. Invece si ritrova a combattere per la sopravvivenza.
L’Atalanta come crocevia del destino
C’è una coincidenza che fa tremare i polsi ai più scaramantici. Il 3 gennaio 1993, la sconfitta casalinga per 0-1 contro l’Atalanta di Marcello Lippi rappresentò il punto di rottura definitivo. Da quel momento, la Fiorentina entrò in caduta libera.
Domenica 30 novembre 2025, ancora l’Atalanta a segnare il destino viola. Stavolta a Bergamo, con un secco 2-0 firmato Kossounou e Lookman. E sulla panchina nerazzurra sedeva Raffaele Palladino, l’ex tecnico che in estate ha lasciato Firenze dopo una stagione da sogno. Il calcio sa essere crudele.
La maledizione del cambio in panchina
Se c’è una lezione che il 1993 avrebbe dovuto insegnare alla Fiorentina, è quella di non cambiare mai allenatore nel momento sbagliato. Trentadue anni fa, Vittorio Cecchi Gori esonerò Gigi Radice dopo una sconfitta, scatenando un effetto domino devastante.
Il patron chiamò Aldo Agroppi, fermo da due anni, con un passato burrascoso proprio a Firenze. Lo spogliatoio si spaccò immediatamente. La prima partita con il nuovo tecnico fu un disastro: 4-0 a Udine. Seguirono due mesi e mezzo senza vittorie. Poi arrivarono Chiarugi e Antognoni per le ultime cinque partite, ma ormai era troppo tardi.
Pioli: da centrocampista a capro espiatorio
Il destino ha voluto che Stefano Pioli fosse protagonista di entrambi i drammi. Nel 1992-1993 era un centrocampista della rosa viola, 31 presenze in quella stagione maledetta. Quest’anno è stato chiamato in estate per sostituire Palladino, salvo essere esonerato poche settimane fa con la squadra ultima in classifica.
Al suo posto è arrivato Paolo Vanoli, che dopo due pareggi con Genoa e Juventus ha incassato la doppia sconfitta contro AEK Atene in Conference e Atalanta in campionato. Il tecnico ha ammesso senza giri di parole che la squadra deve avere paura di retrocedere per trovare le motivazioni giuste.
Numeri da incubo: il peggior avvio della storia
La Fiorentina 2025-2026 sta scrivendo le pagine più nere della propria storia recente. I numeri sono impietosi:
- Zero vittorie in 13 giornate di campionato
- 6 punti totali, frutto di sei pareggi
- 7 sconfitte già accumulate
- 10 gol segnati, peggior attacco insieme al Verona
- 21 gol subiti, la peggior difesa del torneo
Il confronto con un anno fa è impietoso. Alla tredicesima giornata della scorsa stagione, sempre con Palladino in panchina, la Fiorentina era seconda in classifica a un punto dal Napoli capolista, con 22 punti in più rispetto ad oggi.
Il 6 giugno 1993: la ferita mai rimarginata
Per chi c’era, quel giorno resta indelebile nella memoria. La Fiorentina doveva vincere contro il Foggia e sperare in una sconfitta dell’Udinese contro la Roma. I viola fecero la loro parte, travolgendo i pugliesi per 6-2 con doppiette di Batistuta e Baiano.
Ma all’Olimpico accadde l’incredibile. La Roma, già salva, si fece raggiungere sull’1-1 dall’Udinese con un gol di Desideri, ex giallorosso. Mentre al Franchi esplodeva il sesto gol viola, dalle radioline arrivò la notizia che gelò Firenze. Retrocessione dopo 54 anni di Serie A ininterrotta, con una squadra che a dicembre era seconda in classifica.
Dzeko e il confronto con la curva: tensione alle stelle
Il clima intorno alla squadra è sempre più rovente. Dopo la sconfitta in Conference League contro l’AEK Atene, Edin Dzeko aveva rilasciato dichiarazioni controverse, ammettendo le difficoltà ma chiedendo ai tifosi di sostenere comunque il gruppo.
Al termine della partita di Bergamo, è andato in scena un confronto diretto tra giocatori e Curva Fiesole. Il centravanti bosniaco ha preso il megafono parlando per circa dieci minuti con gli ultras, cercando di ricompattare un ambiente sempre più fratturato. Un gesto estremo che testimonia la gravità del momento.
Commisso assente, società nel mirino
A differenza del 1993, quando almeno la famiglia Cecchi Gori era presente e reattiva (seppur con scelte discutibili), oggi Rocco Commisso è lontano da Firenze. L’assenza del patron americano pesa come un macigno su una squadra che avrebbe bisogno di una figura di riferimento forte.
Si parla di un possibile ritiro lontano dal Viola Park per scuotere il gruppo, dell’ingaggio di una figura di riferimento in società, dell’apertura degli allenamenti ai tifosi. Tutte misure d’emergenza che testimoniano quanto la situazione sia precipitata.
Dicembre decisivo: salvezza o baratro
Il calendario offre qualche spiraglio. Dopo la pausa per la Coppa Italia, la Fiorentina affronterà il Sassuolo al Franchi in quello che si preannuncia come un vero spareggio salvezza. Poi arriveranno altre sfide alla portata, almeno sulla carta.
Ma il tempo stringe. Statisticamente, le squadre che partono così male raramente si salvano. Dal 1994 ad oggi, solo tre formazioni sono riuscite nell’impresa di evitare la retrocessione dopo un avvio tanto disastroso. La Fiorentina dovrà trovare risorse mentali e tecniche che finora non ha mostrato.
L’anno del centenario rischia di trasformarsi nella più grande tragedia sportiva della storia viola. E Firenze, che ancora piange ripensando al 6 giugno 1993, non è pronta a rivivere quel dolore.
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